Onorevoli Colleghi! - La «Cittadella nicolaiana» è, nella città di Bari, un articolato sistema di elementi storico-religiosi, architettonici e museali, che comprende la basilica di San Nicola, il museo nicolaiano, la chiesa di San Gregorio, la scuola media San Nicola, il Portico dei pellegrini, il Palazzo priorile (residenza della comunità domenicana, con il prezioso archivio e la biblioteca), il lapidario e un persistente piccolo nucleo abitativo privato. Il complesso è costituito da sedimentate fabbriche di eccezionale interesse storico, che insiste su un'area di oltre 13.000 metri quadrati. Esse sono all'interno della murazione dell'antico perimetro del Palazzo del catapano, sulle cui strutture è stata elevata la basilica di San Nicola, prototipo del romanico pugliese, che per secoli ha rappresentato il cuore pulsante della città.
      Oggi la «Cittadella nicolaiana» rappresenta il luogo privilegiato di incontri ecumenici ad alto livello tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, nel nome di San Nicola, ugualmente venerato in oriente e in occidente, che favorisce anche il dialogo interculturale tra i diversi popoli e le religioni monoteistiche del Mediterraneo.
      Il culto di San Nicola nasce in oriente dopo la morte del santo (330 circa) e si espande immediatamente nel meridione d'Italia e nell'Europa occidentale e da qui poi in tutto il mondo, dando luogo anche a leggende e a figure popolari e folcloristiche che, in qualche modo, ne distorcono l'immagine reale, fra le quali principalmente Babbo Natale e Santa Claus.

 

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      Le poche e antiche testimonianze storiche costituiscono la base concreta della vita e della vera personalità di Nicola, che fu vescovo della città di Myra in Asia Minore, tra il III e il IV secolo, all'epoca dell'imperatore Costantino. Egli si distinse in vita per generosità, giustizia e capacità di intervenire in modo deciso ed equo a favore del suo gregge, specie dei più deboli e perseguitati. Il suo culto, nato dai portenti operati in vita e dopo la morte, si sviluppò velocemente nel bacino del Mediterraneo, anche per il fenomeno del portentoso liquido noto a Bari come manna e in oriente come myron, che trasudava a Myra e continua ancora a trasudare dalle sue ossa nella tomba di Bari.
      Nel 1087, all'inizio del periodo della dominazione normanna, 62 marinai baresi trafugarono le ossa del santo, operazione conosciuta come traslazione, e le portarono nella loro città, dove edificarono un grandioso tempio per conservare le preziose reliquie.
      La storia di Bari e quella del culto nicolaiano, da allora, si sono sovrapposte fino a identificarsi. La tomba e la basilica che la conserva sono divenute luogo di pellegrinaggio di una schiera infinita di pellegrini, compresi imperatori, principi, nobili e santi, alimentando scambi culturali e commerciali, così numerosi da far diventare, nel corso dei secoli, la città di Bari luogo naturale di incontro e di dialogo tra l'oriente e l'occidente.
      Una particolare spinta propulsiva di ulteriore sviluppo e radicamento di queste connotazioni, da sempre presenti, si è determinata negli ultimi cinquanta anni, sotto la guida dei Padri domenicani.
      In questo periodo si sono organizzate attività di assoluta rilevanza culturale ed ecumenica quali il restauro della cripta, la Cappella orientale, il primo museo dei matronei, la sala del tesoro, il Centro studi nicolaiani, il riordino del preziosissimo archivio e della biblioteca, il Centro ecumenico, la celebrazione del IX centenario della traslazione, la fondazione dell'Istituto di teologia ecumenica, unitamente ad altre iniziative, che hanno portato il complesso nicolaiano e la stessa città di Bari al centro dell'attenzione mondiale, sia per l'attrazione di carattere religioso, turistico e culturale (con un aumento esponenziale negli ultimi anni dei pellegrini ortodossi, particolarmente russi), sia per l'azione sociale, ecclesiastica ed ecumenica che tali centri di studio hanno prodotto nel tempo.
      Tutto è avvenuto in un contesto storico-architettonico di eccezionale rilevanza, costituito da reperti cartacei, pergamenacei, stoffe, ori, argenti, quadri, legni, in un unico museo di assoluta importanza internazionale.
      A ciò si aggiungono i risultati dei saggi archeologici che, specie negli ultimi anni, sono stati eseguiti con notevoli risultati scientifici, che hanno permesso di portare alla luce lacerti della città bizantina, come ad esempio i resti archeologici rinvenuti durante i lavori di restauro attualmente in corso.
      Proprio la conoscenza di questo importante patrimonio, integrato tra archeologia, architettura, opere d'arte e preziosi oggetti di culto, fa insorgere la consapevolezza della necessità di organizzare in un unico complesso strutture fisiche e destinazioni culturali, che costituiscono la base del progetto della «Cittadella nicolaiana», fortemente voluto dal priore di San Nicola, padre Damiano Bova, sin dal 1987.
      Egli, infatti, aveva sentito la necessità di redigere un progetto organico, capace di dar luogo al restauro architettonico e al recupero archeologico dell'intera area, al cui interno avrebbero potuto e dovuto trovare idonea sistemazione le molteplici attività esposte e, nel contempo, di fare in modo che la stessa area potesse costituire un globale complesso museale di primaria rilevanza internazionale, dove architettura, reperti archeologici e oggetti d'arte si integrano vicendevolmente, determinando quel luogo fisico ideale ove la basilica possa continuare a svolgere la propria vocazione ecumenica connaturale, che ne costituisce il tratto essenziale, con la conseguente azione di promozione culturale e turistica con valenza per tutta la regione Puglia.
 

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      La presente proposta di legge ha pertanto la finalità di intervenire, con riferimento alle suesposte considerazioni, attraverso la concessione di un contributo economico, pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, per sostenere la definitiva realizzazione della «Cittadella nicolaiana» intesa come struttura museale integrata, il cui progetto è stato approvato negli anni '90.
      La sede prescelta per il Museo nicolaiano è quella dell'ex museo storico, nell'ambito della «Cittadella nicolaiana» di proprietà del comune di Bari, concesso in comodato gratuito alla basilica di San Nicola, con l'intento, peraltro, di promuovere l'allestimento di nuovi spazi espositivi per collocare in maniera adeguata, oltre a preziosi documenti pergamenacei e cartacei e ai paramenti sacri, anche il cosiddetto «Tesoro di San Nicola», accumulato grazie alle donazioni dei fedeli che ripercorrono l'intera storia della basilica dalle sue origini al periodo angioino-aragonese, all'età barocca, e comprendente oggetti donati da illustri pellegrini: il principe russo Costantino (1852), lo zarevic Nicola II (1892), il patriarca di Costantinopoli Atenagora I, il Papa Giovanni Paolo II e il Presidente della Federazione russa Vladimir Putin.
      Il complesso nicolaiano rappresenta, inoltre, il nodo principale di una rete di castelli e di chiese, appartenuti nei secoli alla basilica, che certamente meritano di essere ulteriormente valorizzati dal punto di vista storico-architettonico, alimentando in tal modo un flusso turistico di primario interesse.
      In definitiva, la possibilità di abbinare, in maniera dinamica, l'interesse religioso con quello storico, culturale ed ecumenico, rappresentato dalla «Cittadella nicolaiana», struttura museale integrata, unitamente al non meno importante aspetto turistico, che coinvolge anche i pellegrini visitatori della basilica, costituisce per la città di Bari, per la Puglia e per l'intero Mezzogiorno d'Italia una valida occasione di sviluppo del turismo culturale e religioso che accomuna certamente l'intera collettività e per stabilire in maniera sempre più intensa i rapporti tra Bari, la Grecia, la Turchia, la Russia e tutti i Paesi interessati dal Corridoio 8.
 

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